In questo post parlammo di come alcune persone sono state i pionieri dell’informatizzazione della grafica.
Fatiche enormi di pochi hanno portato oggi all’uso fluente e a volte scellerato di applicazioni di DTP, grafica vettoriale, fotoritocco e video editing.
I pixel “tanto tempo fa” erano i protagonisti delle lunghe sedute davanti ai tubi catodici: grandi, pesanti e pesati, una piccola variazione comprometteva l’effetto dell’immagine. Man mano che le potenze delle CPU e GPU aumentavano, i pixel sono diventati tanti, minuscoli, praticamente invisibili.
I pixel sono scomparsi.
L’effetto finale è rimasto il protagonista indiscusso, se serve più potenza basta aggiungere RAM al computer, una scheda video più potente o un SSD.
Tuttavia, oggi viviamo una piacevolissima riscoperta dei pixel in ambiti che mai avremmo potuto pensare: Arte e Gaming.
Ma perché ai creativi il pixel piace tanto?
Il pixel è un’approssimazione, una coperta cortissima, una scelta drammatica, una costrizione.
Disegnare con pochi pixel non significa saper prendere la scelta giusta ma quella perfetta perché la minima imperfezione romperebbe l’equilibrio.
Solo dei pixel perfettamente posizionati permettono al nostro cervello di ricolmare gli spazi, ricostruire ciò che manca in modo coerente con quello che deve essere visto.
Esattamente come nei loghi, una piccola linea curvata di pochi gradi può fare la differenza tra una bella forma, evocativa e riconoscibile, nelle immagini pixellose un solo elemento fuori posto è in grado di rovinare l’intera opera.
I pixel sono i loghi delle immagini.
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